sabato 15 settembre 2007

Puppato: «La politica impari da Grillo»

Il sindaco di Montebelluna: Beppe rappresenta la verità, dà voce alla gente
«E’ un movimento più spontaneo di quello dei girotondini»

Il feeling è nato circa un anno fa, quando Beppe Grillo ha voluto il sindaco di Montebelluna, Laura Puppato, alla prima di «Reset». E, di recente, alla domanda se ci fosse un politico in Italia che gli andasse a genio, Grillo ha indicato proprio il sindaco di Montebelluna Laura Puppato. Ovvio che i «grillini» oggi si sentano a casa, in quel di Montebelluna.
Ed è anche ovvio che l’amministrazione comunale montebellunese veda in Beppe Grillo un amico e alleato. Anche perché, a sentire Laura Puppato, proprio da azioni come quelle di Beppe Grillo la politica può trovare giovamento e nuova linfa.
Sindaco Puppato, Beppe Grillo e i suoi grillini possono essere definiti un nuovo soggetto politico?
«No assolutamente. Credo che i grillini siano identificati come un nuovo modo di fare politica, come la voce di istanze sentite dalla gente comune che, per mille e più ragioni, si espone con difficoltà e non riesce a trasformarle in voce di popolo e mobilitazione di piazza da far arrivare ai partiti di tutti i colori e alle istituzioni. Quella di Grillo è una voce che è utilmente riuscita a catalizzare le più evidenti volontà della gente, fornendo, non solo lui chiaramente, strumenti di conoscenza attenta, sensibile e responsabile».
Prima i girotondini, adesso i grillini: i secondi hanno forse occupato lo spazio lasciato libero, da tempo, dai primi?
«No, si tratta di qualcosa di diverso. I grillini fanno una politica di strada, su cui in parte si è formata anche la nostra nascita e la nostra crescita come lista civica comunale. Strada intesa nel senso bello del termine, come la politica del resto. E’ un movimento più spontaneo di quello dei girotondi, un movimento che usa nella fase iniziale tantissimo internet come momento di confronto e di scambio di informazioni e la strada come fase finale, per denunciare una politica che non rappresenta l’italiano medio, il quale non è un delinquente e non si vanta di aver subìto una condanna come fanno invece certi politici».
C’è un po’ di populismo in questo modo di fare politica?
«La critica è la cosa più facile da fare, ma quello di Beppe Grillo non è un parlare alla pancia: è una analisi seria, molto seria, puntuale, indiscutibile. Come il mettere in evidenza che il 15 per cento dei rappresentanti in Parlamento ha subìto una condanna in primo grado o già passata in giudicato ed è una percentuale superiore a quella del rione Sanità, che è ritenuto un’area ad alto rischio ma dove la percentuale dei condannati si ferma al 10 per cento. Come lo spiegare che siamo governati da una casta costosissima. Non è populismo dire che uno deve prima dimostrare quanto vale e poi prenda il salario conseguente. Non è populismo dire che ci sono privilegi assurdi, che 12 mila macchine blu date anche a persone di cui nessuno si ricorda chi siano sono una assurdità. A meno che non ci spieghino che l’Italia è un Paese ad alto rischio di criminalità, che qui la situazione della sicurezza è peggiore che in Colombia. Il problema invece è che quando qualcuno ottiene un privilegio, non lo vuole più dismettere. Il populismo è parlare alla pancia per slogan senza contenuti, non quello che fa Beppe Grillo».
Può quindi essere utile quanto stanno facendo Grillo e i grillini per la sinistra?
«E’ di grande utilità, guai a chi non lo capisce. Beppe Grillo è la politica vera, non l’antipolitica, perchè rappresenta la verità. La politica infarcita di menzogne è al termine, non si può di continuo smentire le proprie dichiarazioni, contraddirsi da un giorno all’altro. La superficialità ha fatto il suo tempo, oggi c’è bisogno di verità, di concretezza, di confronto. Per queste ragioni Grillo è il contrario del populismo e la sua azione può essere utilissima alla sinistra».
Per voi sindaci i messaggi di Grillo possono essere utili?
«Sì, perchè ci possono aiutare a modificare i rapporti tra la popolazione e le istituzioni. Tutti dicono che bisogna salvare l’Italia, che stiamo vivendo la peggiore emergenza, che non è quella economica o della sicurezza. La vera emergenza è una società che non partecipa, che non crede più, che si sente vinta, rassegnata, sconfitta o si lascia andare al più becero qualunquismo. Anche l’azione di Beppe Grillo ci può quindi aiutare a far cambiare atteggiamento alla gente».

Fonte: La Repubblica di Treviso
espresso.repubblica.it

3 commenti:

Anonimo ha detto...

mercoledì 11 giugno 2008

Il capo di stato dei Casalesi

Qualche giorno fa hanno destato scalpore le dichiarazioni del “Napoletano” secondo le quali sarebbe “assolutamente accertato” il trasporto di rifiuti tossici dal Nord della penisola alla Campania con la complicità della camorra.
Stupore sì, ma solo dei babbei che non hanno ancora capito chi tiene il bastone di comando nell’italia terminale.
Un’affermazione del genere fatta dal capo del consiglio superiore della magistratura è da ritenersi AGGHIACCIANTE. E sintomo della malattia ideologica acuta di un paese senza seperanza.
Sicché non vi è alcuna sentenza definiva di alcun tribunale che abbia condannato ditte del Nord, assieme a compiacenti amministrazioni campane per lo smaltimento illegale di scorie industriali e reflui tossici di qualsiasi tipo.
Il presidente dei miei stivali, oltretutto campano, non ci spiega, ad esempio, come mai i doviziosi cittadini e gli enti locali non abbiamo mai protestato contro quei pericolosi rifiuti provenienti da Nord mentre protestano veementemente contro le discariche autorizzate da parte dello stato per ospitare la loro di immondizia.
Naturalmente è vero che in regione sono stati scaricati rifiuti pericolosi, probabilmente anche dal Nord, ma questo scempio ambientale è (purtroppo) avvenuto dappertutto, da tutte le direzioni verso tutte le latitudini. Basti ricordare il caso della Tamoil di Cremona. Uno sversamento illegale in falda freatica, a poca distanza dalla città di Stradivari, forse di MILIONI di litri di idrocarburi, con un inquinamento gravissimo che non sarà più riparabile.
Di questo i giornali “equosolidali” non parlano.
Giorgio Napolitano, il capo indiscusso della casta dei fankazzisti, rappresenta il perfetto modello del campano perdigiorno buono a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui, non la trave nel proprio. Il nuovo archetipo dell’intellettuale comunista del Sud che unisce perle di “saggezza” sui rifiuti a becera retorica marxista sulla pelle altrui. Come quella dei resistenti ungheresi del ’56 riportati alla “legalità” dai carri sovietici.

I Campani, d’altro canto, sono i secessionisti per eccellenza, parassiti per vocazione, le regole che vigono per gli altri per loro non devono valere e viceversa. I semafori e le cinture di sicurezza in auto laggiù hanno funzione puramente ornamentale, il casco serve solo ai killer motociclisti per non farsi riconoscere in viso, e avvertire tutti che sono in “missione”! Bassolino e Jervolino stanno pacificamente al loro posto come se nulla fosse, protetti dalla casta di cui sono emanazione. Pensate se una cosa simile fosse successa a Varese o Treviso. I rispettivi sindaci a quest’ora sarebbero già stati sollevati dall’incarico “de iure” e probabilmente incarcerati.

I Napoletani sono i peggiori, superano perfino i Rom.
Con essi condividono l’irriducibilità, la tendenza al furto e la malavoglia, ma sono ben più cattivi di questi. Agli inizi degli anni 80, all’apice della guerra di camorra tra la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia (in vero un patto tra famiglie malavitose) si ebbe la media di un omicidio al giorno nella SOLA zona di Napoli. A tutt’oggi, 2008, si registrano una decina di morti ammazzati al mese nella regione. Gli zingari mai sono arrivati a tanto.

A Napoli non vogliono fare la raccolta differenziata, per questo producono smisurata quantità di spazzatura. Però neanche tollerano le discariche legali. Ci sono inoltre interi impianti di riciclaggio dei rifiuti rimasti imballati e mai montati o installazioni completate da decenni che mai sono stati fatti funzionare.
Perciò bisogna spedire in Germania la “monnezza” su rotaia.
Non tutta la spazzatura finisce oltralpe.
Tutti i giorni dalla zona partenopea partono in treno (con i biglietti scontati pagati dalla regione!) orde di “lavoratori”, pendolari della rapina, bande dei Rolex che sciamano per tutto il centro nord a rubare. Così come partono furgoni e camion che risalgono la penisola con l’intento di caricare scooter e automobili fregati ovunque. E le rare volte che li arrestano per loro la “privacy” a nascondere l’origine etnica della criminalità.
Per non dire della marea di fondi “strutturali” europei, sussidi a fondo perduto, “prestiti d’onore” che inondano la regione per poi scomparire senza lasciare traccia. Al modo dei rifiuti tossici.

Sotto il Vesuvio si tengono frequentatissime manifestazioni e convegni dei NOTAV, ma solo contro le tratte del Norditalia. Nessuna manifestazione contro le in inutilissime e costosissime (e infiltratissime dalle mafie, strano?) ferrovie ad alta velocità che interessano la regione.
Non basta.
Per le tratte TAV Roma-Napoli e Napoli-Bari addirittura la sponsorizzazione di Legambiente. Strana associazione “ambientalista” secondo la quale le grandi opere sono inutili, frutto di tangenti, insostenibili per l’ambiente SOLO a nord di Roma. Tanto che, tempo fa, e il sottoscritto lo rammenta chiaramente, a una precisa domanda sul ponte sullo Stretto un titubante Realacci dovette arrampicarsi sugli specchi per non rispondere in merito.
In Padania c’è della gente che è finita in galera per essersi rifiutata di pagare l’odioso balzello, il canone Rai. In provincia di Caserta, stando ai dati dell’ufficio abbonamento Rai, vi il record “nazionale” di evasione della tassa di possesso del televisore (83% di renitenti) senza che mai zelanti finanzieri abbiano suggellato il televisore a chicchessia.
In materia di pensioni l’ex “campania felix” è una delle regioni peggiori, con i propri contributi previdenziali copre meno di un terzo della sua spesa previdenziale. E vedrete che all’imminente riforma delle pensioni “il colle” ammonirà sulla necessità di salvaguardare le pensioni “basse” quelle dei fannulloni e degli imbroglioni che di contributi all’Inps mai ne hanno versati.

Da poco in libreria “la deriva”, il nuovo atteso sforzo letterario della casta “unitarista” per obnubilare il popolino teledipendente. La solita enfasi del “siamo tutti uguali” della patetica coppia comica rispondente al nome di Rizzo&Stella (quest’ultimo sedicente “veneto” che parla solo male del Veneto e dei Veneti). Contro la mancata abolizione delle province e delle comunità montane additata come causa prima della catastrofe ambientale in corso e proposta come panacea per ogni male del paese!
L’eliminazione delle province servirebbe unicamente a restringere gli spazi democratici abolendo le assemblee elettive, non a sgonfiare le pletoriche e pleonastiche burocrazie inadempienti provinciali le quali sarebbero solo riallocate in qualche meandro parassitario del pubblico impiego (come ben spiegato da Berlusconi).
Per gli autori alla fine, la colpa è sempre loro, dei politici. Non dei dipendenti pubblici assenteisti, delle corporazioni e degli ordini professionali che impediscono ai giovani di emergere, dei baroni della medicina e di quelli delle università, inamovibili per istituzione, qualsiasi scempio commettano.
Nemmeno dei cittadini lamentosi, quando non seguono le regole della raccolta differenziata e quando considerano una scadenza tributaria un dovere facoltativo, o quando, cercando una “scorciatoia”, vanno loro dal politico a chiedere il favore.
Peccato però che in democrazia il re sia nudo (e il sovrano è il popolo) e il ceto politico è l'immagine di un paese, nei suoi vizi e nelle sue virtù. Ed è ciò che avviene in Campania come altrove del resto.
Invece, prevedibilmente, si sta definendo il potere della VERA casta: la mafia ubiquitaria, la magistratura assassina, le banche sanguinarie, i sindacati aguzzini e la Chiesa diabolica che dettano legge fregandosene altamente dei rappresentanti del popolo, gli autentici “editori” di Rizzo&Stella (1).

La “sparata” sui rifiuti dal Nord serve certamente a cercare di colpevolizzare il Settentrione in modo da fargli accettare di riempire le proprie discariche con i rifiuti “terronici”. Quelle poche ancora semivuote perché in Padania vi sono punte da record europeo nella raccolta differenziata.
Ecco come fanno le cose gli italiani, come funziona l’abusato concetto di “sistema paese” e “meritocrazia”.
Ovvio, perché i “poteri forti” sono senz’altro più forti della repubblichetta italiota delle banane.
Sappiatelo, il vostro “capo” dello stato, che a tutti costa dieci volte la regina agli inglesi, è un portaordini del clan dei Casalesi, il VERO stato della Campania.
Non mi stancherò mai di scriverlo, anche se non c’è più bisogno di provarlo.
L’italia è una pietosa, immonda, maligna messa in scena per i coglioni del Nord (e di tutto l’universo) che ancora pagano le tasse per sovvenzionare le caste “solari” e “ombra” in nome di un’inesistente “unità nazionale”.

Quanto ci vorrà ancora per capirlo?
Troppo tempo temo.
Non prima che le etnie immigrate si siano spartite le spoglie dell’ex belpaese per qualche sesterzio e il diritto di voto, a generare una nuova Bosnia, un grande Kossovo.
Per citare Hegel, la Storia ci insegna che noi non impariamo mai dalla Storia. Che se la bugia scientifica e la menzogna accademica sono insufflate dallo stato medesimo questo porta prima allo sfilacciamento, poi subito alla decomposizione dello stato stesso.
Ma la via della Storia è intrinsecamente retta e autoironica.
Correggerà se stessa.
L’italia sta per esplodere.
Catastrofe sociale a causa della feroce immigrazione aselettiva, precarizzazione selvaggia e svilimento del lavoro come valore; per queste stesse ragioni fallimento dei sistemi sanitari e previdenziali pubblici; collasso ambientale che si propagherà dal Lazio-Campania al resto della penisola. Calamità economica; complice l’incredibile crescita del costo dei combustibili ci stiamo avvicinando rapidamente al “blocco cardanico” con il crollo delle immatricolazioni di auto nuove e compravendita di case, al fallimento di migliaia di imprese, all’ammorbamento dei servizi pubblici ANCHE essenziali.
Infine l’insolvibilità del debito pubblico in un abisso senza fondo destinato ad avere ripercussioni perverse sulla moneta unica europea.
Dopo il crollo dell’economia padana, da ultimo, il “Napoletano”, i suoi scribacchini e connazionali Casalesi non avranno più nulla da depredare, più nessuno da insultare, più landa da parassitare.
E finalmente dovranno, loro pure, andare A LAVORARE se non vorranno morire d’inedia.
La giustizia terrena precederà la giustizia divina, stavolta.

F. Maurizio Blondet

1) Rizzo e Stella sono tra gli elementi di una “cricca” (nel senso dato a quel termine dal filosofo Popper), della quale fanno parte Travaglio, Grillo, Gabanelli, di falsi rivoluzionari il cui compito non è di denunciare o risolvere alcunché ma solamente di “unire il paese”.

da
http://falsoblondet.blogspot.com/

megaupload account premium ha detto...

ha ragione

Anonimo ha detto...

SENATRICE PUPPATO E L’ ART. 21 DELLA COSTITUZIONE.
Art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Quando nel marzo del 2013, Laura Puppato lo accusò di essere un piccolo ducetto , Flavio Zanonato, ora deputato al parlamento europeo affermò:
“ Mi sembra giusto che la gente sappia che la Puppato non accetta le critiche e che non è affatto quella che sembra in televisione.”
Sono stato denunciato da Puppato per averla diffamata con calunnie, il processo inizierà il 17 ottobre prossimo.
La mia non è diffamazione personale, ma critica a comportamenti politici della senatrice Puppato, diffusa con i mezzi a disposizione di un cittadino. giornali online, social network, emails etc.,etc.. Ho aumentato la diffusione dopo che Puppato mi ha inviato a casa due volte il comandante dei carabinieri di Montebelluna, Arcidiacono per farmi cambiare idea e dopo la denuncia.
Le mie critiche alla senatrice Puppato riguardano principalmente i seguenti punti:
• La strumentalizzazione partitica dell’evento del Cansiglio il 9 settembre 2012. Puppato si presentò come oratrice unica e capogruppo del PD in Consiglio regionale Veneto. Fatto grave che ruppe l’unità delle forze antifasciste. Allego la mia lettera aperta dell’ anno scorso a Carlo Smuraglia e la sua risposta.
• La sua performance come sindaco di Montebelluna. Tra l’altro fu denunciata al TAR dal WWF locale.
• Quando nel luglio del 2011 il Consiglio Regionale Veneto si è pronunciato a favore della riconversione a carbone della centrale elettrica di Porto Tolle, Puppato capogruppo del PD non si è opposta come hanno fatto altri, per esempio Bertolissi eletto nella stessa lista, ma si è astenuta, facendo passare questo come una critica / atto di accusa alla politica veneta.
• La legge 27/12 che permette al Movimento per la vita di entrare negli ospedali ottenne il voto favorevole da Puppato allora capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale Veneto ( La commissione Sanità del Consiglio regionale poco tempo fa ha respinto il testo che autorizzava l' ingresso negli ospedali ad associazioni che si occupano di etica e salute. Il Movimento per la vita, innanzitutto. Così torna in giunta il regolamento della legge 27 approvata 2 anni fa. Una grande vittoria delle donne, una sconfitta per Puppato ).
• L’ aver votato in Senato l’abolizione dell’art. 138 della Costituzione, dopo aver partecipato alcuni giorni prima, il 12 ottobre 2013 a Roma ad una manifestazione a sostegno carta costituzionale.
• Il cambiare troppo spesso posizione. Puppattiana durante le primarie del PD del 2012 per ottenere la segreteria del partito e la presidenza del consiglio. Poi, via via, bersaniana, amica dei grillini,civatiana ed ora renziana.
• L’ aver abbandonato per ben due volte il territorio dove era stata eletta, prima di terminare il suo mandato. Prima Montebelluna dove era sindaco,per diventare consigliere regionale veneta, poi il Veneto per diventare senatrice.

Francesco Cecchini 21.06.2014