lunedì 10 settembre 2007

Il Bushido


La parola “bushido” viene spesso tradotta letteralmente come via del guerriero, tuttavia non si va oltre al codice formativo di morale pratica, giacché la via, “do”, viene identificata con la regola, il dovere, il codice d’onore dei guerrieri, i “bushi”.

Sistema di etica e atteggiamento morale, ha rappresentato per secoli l’ispirazione della pratica “jutsu” dei guerrieri giapponesi e la guida al raggiungimento di scopi supremi e remoti.

La parola “budo”, infatti, è formata dalla combinazione dell’ideogramma “bu” che identifica la dimensione più specificatamente militare della cultura giapponese, con l’ideogramma “do”, tradotto come via, dottrina, modo di vedere e motivare il comportamento in senso filosofico o religioso.

La radice “bu”, viene usata come prefisso in una serie di parole che riguardano argomenti di natura marziale e letteralmente significa militare ma anche “sedare una sommossa usando un’arma lunga”.

Se infatti si analizza il kanji, ovvero il suo ideogramma nella calligrafia giapponese, “bu” viene rappresentato come una lancia accompagnata da altre linee che significano, appunto, sopprimere una rivolta.

Questo codice ha rappresentato per secoli il modo di vivere quotidiano della classe militare giapponese, chiamata a imporre l’ordine in virtù di continue insurrezioni che si alternavano a periodi di pace e di sviluppo culturale del paese.

E così i “bushi”, appartenenti all’unica classe ben armata del Giappone, furono sia eroi del popolo che strumento dei tiranni.

Le origini

Fin dall’antico medioevo giapponese, l’appellativo di bushi significava “elite marziale” o modello marziale. In effetti, essi erano una classe di nobili guerrieri feudali che lasciarono alle generazioni future un degno esempio, che servì da termine di paragone per i combattenti giapponesi nei successivi ottocento anni.

Il Bushido

Il bushi rappresentava qualcosa di più di un guerriero in grado di disporre di metodi di combattimento pratici ed efficienti. Si trattava di abbracciare "vie" o discipline di avanzamento morale, destinate a favorire la formazione di una personalità matura, equilibrata e integrata, di un uomo in pace con se stesso e in armonia con il suo ambiente, tanto sociale quanto naturale. La parola Budo si identifica, quindi, con le motivazioni di natura etica che dovevano regolare la condotta del guerriero giapponese "bu-shi" o del combattente in generale "bu-jin".
Il bujutsu viene considerato quale modalità funzionale e strategica del combattimento, ma solo in pochissimi casi certi maestri riuscivano ad armonizzare il loro "jutsu" con l'altissimo "do" o imperativo etico fino al punto di cambiare o trasformare le antiche tecniche delle arti marziali, sottraendole così dalla dimensione specializzata e ristretta dell'esperienza militare e trasformandole in discipline d'illuminazione e di perfezionamento sociale e spirituale. In ogni caso, ancora oggi le molte discipline derivate da quasi tutte le arti marziali del passato, sono alle prese col dilemma che affligge la dottrina del bujutsu, ovvero la perenne contraddizione tra la tecnica "jutsu" e la sua motivazione suprema, il "do".

Le sette regole del Bushido:

• Rettitudine o giustizia “Gi”: una delle cinque grandi virtù dei confuciani.

• Il coraggio, spirito di audacia e di generosità "Yu": il sereno e freddo coraggio è la qualità suprema per un bushi.

• Benevolenza o sensibilità verso il dolore "Jin": sensibilità umana, disposizione d'animo verso la comprensione e l'affetto.

• Cortesia "Rei": etichetta, riti, gentilezza, buona educazione, correttezza. Codice di comportamento rituale: conformando la propria vita ad una rigida etichetta, sostengono i confuciani, l'uomo può elevarsi ad acquisire un animo nobile.

• Veracità e sincerità "Shin" o anche "Makoto": buona fede.

• Onore "Meiyo": senso dell'onore e rispetto del rango cui si appartiene e del proprio valore.

• Dovere di lealtà "Chugi": il codice dell'etica cavalleresca giapponese conosce il valore di devozione e fedeltà verso chi è superiore.


Non è solo negli aspetti tecnici
che i vari sforzi richiesti
dalle discipline giapponesi tradizionali convergono.
Dall’arte di disporre i fiori alla cerimonia del tè
o alla pratica del tiro con l’arco,
gli aspetti estetici, la spiritualità
e le motivazioni di queste arti
apparentemente differenti
presentano una meravigliosa somiglianza.

Fonti tratte da:

I. Nitore, Bushido, Edizioni Sanno-kai
Ratti - Westbrook, I segreti dei Samurai, Edizioni Mediterranee
D. Lowry, Lo spirito delle arti marziali, Oscar Mondatori

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