giovedì 13 settembre 2007

Carissimo spamming, tre settimane all'anno per pulire la mail-spazzatura


MILANO - La posta elettronica è un danno come il 'pizzo' imposto dalla mafia. Così la pensano gli imprenditori italiani, colpiti da una vera e propria sindrome da spamming. Un danno economico che ogni azienda deve pagare tutti i giorni per poter beneficiare delle e-mail, ma anche psicologico, perché la paura di essere «unti» oggi genera ansia e terrore. Il danno infatti si ripercuote sulla produttività ma anche sulla propria sicurezza, ecco perché secondo alcuni servono leggi speciali per combattere il fenomeno e magari un dipartimento anti spamming, come è stato per la lotta alla mafia.

Il tutto per contrastare un fenomeno che non sembra poter essere arginato: secondo un recente studio dell'Iit-Cnr, nella sola Europa i messaggi pubblicitari rappresentano il 90% di tutte le mail inviate, ovvero 61 miliardi di messaggi al giorno. Il risultato? Ore e ore per ripulire la casella di posta elettronica, il rischio di vedersi invadere il pc da virus e un vero e proprio crollo della produttività: in media fino a tre settimane lavorative all'anno se ne vanno in fumo per i danni da spamming, con una perdita per le aziende che si può stimare in oltre 2.000 Euro all'anno per ogni postazione che utilizza la mail (cifra che naturalmente sale in proporzione al numero dei pc e al tipo di attività che si svolge). È quanto emerge da uno studio promosso da Meta Comunicazione, attraverso interviste a 130 responsabili informatici di grandi aziende.

«Si tratta di un fenomeno in crescita: filtri e blocchi che vengono utilizzati contro lo spam - sottolinea Saro Trovato, presidente di Meta Comunicazione - oggi sembrano non riuscire ad arginare la immondizia elettronica. Un danno enorme per chiunque opera con la posta elettronica ma soprattutto per le aziende, costrette ad investire sempre più soldi in sicurezza e assistenza, per non parlare delle ore di lavoro sprecate per eliminare i messaggi inutili e nocivi. Una nuova mafia affermano alcuni, che va bloccata per tutelare gli interessi di tutti. In media 20 minuti al giorno vengono sprecati per eliminare lo spam: numeri da capogiro se si sommano a quelli di tutti i lavoratori italiani e al numero delle aziende presenti in Italia».

Quante mail-spazzatura arrivano in media ogni anno a ciascun utente? Una cifra precisa è difficile da stabilire, in media, però, il 43% degli intervistati concorda sulle stime fatte a livello internazionale che ammontano tra i 4.000 e i 5.000 messaggi indesiderati all'anno (una media di 10 - 15 al giorno). Secondo il 26% la cifra è molto più alta, anche perchè chi genera questi messaggi ha ormai imparato ad evitare che i filtri anti-spam blocchino le mail. Ecco allora che la stima sale fino ai 6.000 messaggi, ma può arrivare anche a superare i 7.000 messaggi per chi utilizza in modo massiccio la posta e soprattutto lavora in grandi aziende, con indirizzi mail standard (19%).

Ma quali sono i rischi e i maggiori danni che provoca questa vera e propria pioggia di mail? Il danno più evidente per le aziende è sicuramente quello legato al calo della produttività (36%): un fenomeno che in Usa rappresenta una vera e propria emergenza nazionale, le stime della Stanford University dicono infatti che 5 e 10 minuti ogni ora di collegamento al web in Usa vengono utilizzate per verificare la posta ed eliminare lo spam. E in Italia? Il 73% degli intervistati concorda sul fatto che siano in media tra i 20 e i 25 i minuti che ogni giorno vengono persi per controllare ed eliminare dalla casella di posta la spazzatura.

Cifre e «tempo» che messe insieme creano un danno economico non indifferente alle aziende: 25 minuti al giorno diventano più di 8 ore in un mese, quasi 100 ore all'anno. In pratica è come se 3 intere settimane di lavoro ogni anno venissero dedicate a ripulire la casella di posta dai messaggi indesiderati. Tradotto in costi per le aziende, prendendo ad esempio una società con 15 dipendenti, con uno stipendio lordo mensile tra i 2.000 e i 3.500 Euro, la perdita sarà in media tra i 35.000 e i 40.000 Euro annui. Se queste stime si moltiplicano per il numero di aziende in Italia dove almeno parte del personale utilizza internet e la posta elettronica è facile immaginare come la perdita, solo in termini di produttività e di costo del personale che ricade annualmente sul sistema-Italia sia di decine, se non centinaia di milioni di Euro.

Ma i danni non si limitano alle ore di lavoro perse: anche se gli esperti concordano che è un fenomeno in diminuzione, molti virus arrivano ancora via e-mail, con il rischio di infettare l'intero sistema (28%), bloccando il lavoro, ma anche rischiando di perdere dati importanti. A questo si aggiunge sia lo spazio occupato dalla mail spazzatura sui pc, che il tempo della connessione ad internet necessario per scaricarla (19%).

E se per le aziende tutta questa pioggia di mail spazzatura si traduce in una perdita altissima, sia in termini di produttività che di costi da sostenere per cercare di limitarla, con software sempre più complessi, anche per i singoli utenti questo torrente inarrestabile di spazzatura che invade le caselle di posta rappresenta un rischio e un costo sempre più alto. Oltre ai rischi del classico virus (presenti malgrado gli antivirus per il 24% degli esperti intervistati), sono altissimi quelli dovuti al fenomeno del phishing, ovvero mail trappola inviate nel tentativo di reindirizzare il ricevente su pagine web finte e per riuscire a rubargli dati sensibili (un fenomeno in crescita esponenziale secondo il 35%).

Tutto questo senza considerare il rischio di cancellare, insieme a messaggi indesiderati, anche mail importanti (21%) o di trovarsi il pc ingolfato di mail spazzatura (18%), solo per citare alcuni di quelli più frequenti. E se durante l'anno il fenomeno dello spam è ormai una minaccia costante, il vero danno, secondo il 58% degli esperti, si avrà con la ripresa dopo la pausa estiva, con la completa ripresa del lavoro. Il 49% infatti conferma che durante il mese di agosto l'attività di spam è stata molto alta (a cui si aggiunge il 32% che parla di un'attività costante, 12 mesi all'anno), così saranno moltissimi che riaccendendo il pc si troveranno letteralmente sommersi di spazzatura informatica.

Ma al di là delle mail contenenti virus e cavalli di Troia, quali sono le tipologie di mail-spazzatura che in questo periodo stanno letteralmente riempiendo le caselle di posta elettronica? Ad essersi moltiplicate, secondo il 64% dei responsabili informatici delle aziende interpellate, sono soprattutto quelle che imitano le informative bancarie, imitandone formule e intestazioni: mail dove si chiede una verifica dei dati sensibili del cliente, operazione che nessuna banca farebbe mai tramite posta elettronica.

Ma a dominare dal punto di vista «numerico», sostiene il 73% degli intervistati, sono soprattutto quelle che propongono farmaci per aumentare la resa sessuale, normalmente vendibili solo dietro prescrizione specialistica e invece proposti a prezzi super concorrenziali e senza nessun bisogno di ricetta. Al terzo posto di questa lista nera, le mail che promuovono casinò on line dove è «facilissimo vincere, senza nessun rischio» (58%), per non parlare di un altro must, ovvero mail a luci rosse, dove si propongono chiamate e webcam erotiche (51%). Quinta posizione per mail (46%) che forniscono delle soffiate su investimenti in borsa, promettendo dei ricavi astronomici. In aumento anche quelle di chi propone software e gestionali, naturalmente «originali» e certificati, a prezzi scontatissimi (35%).

IL GIORNO 13-09-07

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